ROBERTO AGOSTINI Photographer & writer

Gli articoli

CORONAVIRUS

Improvvisamente il mondo è entrato nell’incubo. L’uomo non era contento di essere arrivato vicino al punto di non ritorno nella sua opera di distruzione del pianeta, gli mancava un evento che caratterizzasse questo momento storico. C’è, come sempre accade nel nostro Paese, chi sostiene che il coronavirus sia, probabilmente, simile all’influenza che già conosciamo e chi invece lo dipinge come il mostro del nuovo secolo che vanificherà tutto quello che l’uomo ha costruito fino ad oggi. Io non sono un esperto, ma penso che la lente di ingrandimento che ci siamo messi davanti agli occhi nell’osservare questo nuovo fenomeno, dipenda anche dal fatto che noi occidentali riteniamo di avere molto da perdere. Infatti, come è noto, davanti a un pericolo la reazione di chi ne è di fronte varia in intensità a seconda di quanto la propria condizione materiale sia più o meno florida. Chi possiede molto manifesta grande paura e reagisce con mezzi spesso superiori al necessario, mentre chi non arriva a mettere insieme il pranzo con la cena spesso risponde alla minaccia molto più tranquillamente, avendo problemi più impellenti a cui pensare. Passato il pericolo, però, si tornerà immediatamente alle vecchie abitudini, pur nella consapevolezza dell’effimero di cui l’uomo nei secoli ha saputo circondarsi e per cui è disposto a combattere, tranne alcune eccezioni che hanno fatto la nostra storia migliore.

...continua dalla pagina home - di Roberto

SULLA FOTOGRAFIA

Vorrei introdurre un argomento che mi sta molto a cuore, essendo io stato, e tuttora mi sento, un fotografo amatoriale che ha avuto la fortuna di aver vissuto, dal punto di vista fotografico, due epoche : quella della fotografia su celluloide, quella digitale e il passaggio dall’una all’altra. Mi ricordo che da ragazzo fui come ammaliato da quella magia che trasformava una semplice visione reale in una immagine di carta, in bianco e nero o a colori che fosse. E tutto il processo fotografico, dallo scatto all’immagine definitiva, richiedeva un discreto impegno fisico (ricordo le nottate in piedi in una camera oscura di un metro per un metro piena di soluzioni acide e fumo) e intellettuale, che dovevano concorrere a trarre dalla realtà degli spaccati che avessero un senso proprio, anche al di fuori del loro contesto, e riuscissero a trasmettere a chi li guardava emozioni e sensazioni simili a quelle che il fotografo aveva provato durante lo scatto. Ogni immagine aveva un suo percorso, una sua storia e, almeno per l’autore, il suo valore non era solo estetico ma rappresentava un pezzetto della sua vita, del suo percorso intellettuale. E tutto questo valeva anche per le foto cosiddette “ricordo”, che comunque ci ritraevano in pose che cercavano di comporre, in un unico riquadro, la documentazione del luogo, i protagonisti e il massimo dell’estetica possibile. Con l’avvento del digitale le cose sono cambiate totalmente : il “fotografo” è sparito perché ora fotografa chiunque, i mezzi fotografici hanno prezzi che sono alla portata di quasi tutti e si sono diffusi in maniera esponenziale e, essendo visibili immediatamente e immediatamente trasmissibili a un sacco di persone sparse per il mondo, non richiedono la loro trasformazione in immagini su carta. Si fanno così milioni di foto tutti i giorni a costo zero che diventano obsolete nel giro di pochi secondi, venendo poi riposte in un archivio dove rimangono per il resto della loro vita senza che alcuno le guardi e se le goda. Non ci sono più le serate con gli amici invece cui si proiettavano le diapositive dei nostri viaggi o con i parenti a passarsi di mano in mano, commentandole, le immagini dei compleanni o del Natale. Le immagini, poi, erano per come le avevi scattate, a parte le complicate “mascherature” che si attuavano in camera oscura nella stampa in bianco e nero, mentre oggi si “pubblicano” così come sono perché non si ha ne’ il tempo ne’ la voglia di migliorarle, nonostante il digitale offra una miriade di strumenti per il ritocco fotografico utilizzabili da chiunque, anche da chi non ha la minima conoscenza ne’ di fotografia ne’ di informatica. Non voglio qui sostenere che un metodo è meglio dell’altro o fare il solito piagnisteo giustificato dall’abusato “non ci sono più le foto e i fotografi di una volta”, che spesso manifesta l’incapacità e la frustrazione di non sentirsi adeguati ai tempi che stiamo vivendo. Mi piacerebbe solo confrontare, in una discussione sul sito, le varie opinioni sull’argomento.

Il nostro sito, dedicato all'Arte prodotta dagli amatori, relativamente alla Fotografia, prosa, poesia e musica, che non hanno possibilità o spazi per pubblicare i loro lavori. Riteniamo che spesso l'assegnazione di valore alle opere d'arte e agli artisti non corrispondano al loro valore effettivo, ma a quello di mercato. Crediamo, inoltre, che l'accesso a certi mezzi e strumenti comunicativi debba essere il più largo possibile, in una società che ha l'ambizione di chiamarsi civile.
BENVENUTO
in ESSENZE

UN'ALTRA OCCASIONE PERSA - di Roberto

L’uomo non si smentisce mai : ogni volta che la storia gli concede l’occasione di riflettere su se stesso e la sua organizzazione sociale puntualmente, preso dalla paura  per l’ignoto e dalla sua incapacità di affrontare le nuove evenienze, la spreca dando il peggio di sè…

E allora vengono fuori i più biechi egoismi, la superficialità nel capire e affrontare le situazioni, la mancanza di rispetto e di solidarietà verso l’altro il tutto dettato da una voglia di consumismo e di effimero che davvero fa riflettere  su quale sia il reale senso della presenza dell’uomo, di questo uomo, sulla terra. “Ne usciremo migliori” era diventato lo slogan ottimistico durante la prima fase della pandemia, dettato dalla speranza che la tragedia che stiamo vivendo ci potesse davvero insegnare ad essere migliori e a convivere, finalmente, in maniera umanamente sostenibile. E invece, dai comportamenti di molti e dalla rabbia e la cattiveria di tanti, dalle divisioni della gente, forse ne usciremo peggiori, se ne usciremo.

RIFLESSIONI SULLA PANDEMIA - di Roberto

Credevamo di uscirne migliori da questa pandemia e invece, anche se ancora non è finita, ho l'impressione che stiamo andando nella direzione opposta : la cattiveria si è espansa, gli egoisti sono diventati più egoisti e più numerosi, i ciarlatani si sono moltiplicati e sono più ascoltati, i ricchi si stanno arricchendo ancora e stanno diventando più arroganti, mentre i poveri sono sempre più poveri, disorientati ed arrabbiati. Certo c'è chi, invece di stringersi intorno alla nostra comunità, che poi è anche la loro, in un momento così drammatico, senza scrupoli e per solo tornaconto politico, soffia sul fuoco e alimenta i sentimenti e gli istinti più bestiali nella gente che già faticava a lottare contro il virus e ad arrivare a fine mese, e che ora è in ginocchio. Mi viene da chiedere a chi è venuta in mente la bella idea di consegnare il pianeta alla gestione dell'uomo, che storicamente si è dimostrato il peggior animale presente sulla terra, capace solo di odiare i suoi simili, di fare le guerre per i motivi più futili, vendicativo, egoista e insensibile alle istanze degli altri esseri umani e di tutto ciò che popola il nostro pianeta. Ora era data la possibilità di invertire la rotta, di cogliere l'opportunità rivoluzionaria offertaci dal Covid-19 per ribaltare i valori che hanno governato il mondo da sempre. La crisi sanitaria ed economica che ne è scaturita consentirebbe ai governi che lo volessero di redistribuire il reddito, riconsegnare al pubblico ciò che negli anni è stato regalato al privato, come la sanità, l'acqua, l'energia in tutte le sue forme, la comunicazione, elementi chiave per gestire una riconversione verso una società meno egoistica, meno consumista, più solidale, più ecosostenibile e più giusta in senso stretto. Sì, perchè una società perequata smorza gli interessi personali ed individuali e quindi consente alla giustizia di non essere tirata per la giacchetta da chicchessia come avviene oggi, rendendola appunto più giusta. Mentre scrivo, però, mi rendo conto di aver fatto solo chiacchiere, visto da chi è governato oggi il mondo: da una classe politica squallida, priva di valori, di progetti su cui convogliare l'entusiasmo della gente, in particolare dei giovani, che sa solo obbedire alle lobby finanziarie ed economiche che puntano solo al mero profitto, costi quel che costi, anche la distruzione del pianeta e dei suoi abitanti, compreso l'uomo.

CHE COSA ABBIAMO FATTO - di Marcello

Esaltati dal consumismo, in ginocchio davanti al profitto, prostituiti al potere di ogni tipo. Abbiamo abbracciato Il demone dell’egoismo rinnegando la religione dell’altro. I nostri comandamenti: denaro e ingordigia, opportunismo e cinismo, arrivismo senza scrupoli, filosofia dell’avere, scaltrezza dell’essere. Abbiamo iniziato sporcando i sentimenti poi è venuto il resto; abbiamo violentato spiagge e foreste, deflorato acque cristalline, infettato aria e cibo, sfregiato le stagioni. Il cielo non regala più torrenti di stelle, la terra ormai partorisce solo frutti e fiori impuri, nevi non più perenni, fiamme ardenti di angoscia. Ma la natura continua la sua strada, non rispetta le nostre leggi; il clima impazzito, la fame e gli incendi, ghiacciai che evaporano, epidemie che decidono la vita quotidiana. Saremo i prossimi dinosauri, ma noi sapremo perché.

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